L´indimenticabile „eh Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore“ rieccheggia nella mente di tutti i pallonari e non solo. Fortunatamente essendo nato alla fine degli anni settanta nell´ Europa occidentale non ho vissuto guerre guerreggiate nei luoghi in cui ho vissuto, il che guardando la storia del vecchio continente degli ultimi secoli e´ un fatto piu´ unico che raro. Per fare ordine cronologico nel mio passato ho percio´ negli anni sembre usato gli eventi pallonari per capire se un determinato avvenimento sia avvenuto prima o dopo. Per esempio ero gia´ a Berlino, quando l´Italia del Trap veniva rispedita a casa dalla Corea del Sud e dal maledetto maiale disonesto Ecuadoreno Byron Moreno, ritappavo le bottiglie di Spumante e chiudevo le valige per Londra nell´estate del 2000 quando gli azzurri di Zoff venivano beffati da Wiltord in pieno recupero e matati dal gobbo Trezeguet. Festeggiavo a Kreuzberg l´indimenticabile semifinale dei mondiali del 2006 contro la Germania, i rivali di sempre con l´indementicabile “Beppe chiudiamo le valige si va Berlino, andiamo a prenderci la coppa!”. Ho visto quell´indimenticabile partita a casa di amici tedeschi, e non dimenticaro´ mai il viaggio di ritorno verso casa in metropolitana con la maglia azzurra e un sorriso sberfeggiante e sfidante a 36 denti e le facce dei tedeschi delusi e ubriachi, morale dellea favola sono sceso qualche fermata prima per non rischiare le botte, meritatissime. Penso che a ruoli invertiti, dalle mie parti dopo una sconfitta cosi´ da parte dell´Italia, se un tedesco si fosse presentato con la maglia della Germania lo avrebbero come minimo gonfiato come una zampogna. E come non menzionare le due pere di Supermario Balutelli dell´estate scorsa contro la nazionale tedesca piu´ sopravvalutata e arrogante che si ricordi a memoria d´uomo. Mio figlio a alla tenera di due mesi ha gia´ battuto la Germania. Alle notti magiche del 90 (cazzo 23 anni fa!) sono legati i bei ricordi della prima estate nella casa nuova. Per capire la portata con cui questi eventi sono inculcati nella mia mente: correva il giugno del 96 l´ultimo anno delle superiori, scuola finita mancava solo la formalita´ degli esami, e poi liberta´ , diciottanni appena compiuti un´estate di spensieratezza mi attendeva per poi decidere sul mio futuro, militare, universita, polo industriale di Portovesme o la piu´ probabile disoccupazione ma chi se ne fregava? Era un dopo cena di quelli di inizio estate, e quando dico dopo cena in Sardegna, vuol dire che erano minimo ad andare cauti le 10 di sera, cielo limpido come sempra, ma un filo di umidita´ perche col motorino e´ sempre meglio coprirsi ( mi avessero detto che qualche anno dopo sarei andato in bici in giro sotto la neve, gli avrei riso in faccia). Percorrevo allegramente la via Lubiana con il mio Si bianco e mi apprestavo a curvare sulla sinistra per passare a prendere il caro amico Fritz, non so se feci la freccia col braccio ma non ha importanza, una uno bianca come quella della famigerata banda, guidata da un tizio di cui non ricordo il nome, in sorpasso mi falcia e dopo aver sfondato il parabbrezza probabilmente con la mia testa di legno, naturlamente e distanza di anni aggiungo stupidamente senza casco, lo schianto mi scaraventa sull´asfalto a una decina di metri di distanza, ed io giacevo per terra senza coscienza. I testimoni mi raccontarono di un rumore assordante di pentole rotte, per me da quel momento e´ buio totale, una cosa veramente assurda la mia mente ha rimosso i momenti dell´incidente, il trasporto al Sirai e le ore successive quello che in tedesco chiamano Filmriß ( uno squarcio nella pellicola). I presenti in ospedale mi raccontarono della mia preoccupazione se le mia facolta´ produttiva fosse stata compromessa dall´incidente, alla fine siamo pur sempre delle stupide bestie spinte da istinti primordiali. Ma la cosa assurda e´ che dopo ora di buio di shock posttraumatico le prime immagini che sono emerse nelle mia mente sono stati i due goal di Bierhoff fatti qualche giorno prima nella finale dell´europeo contro la Rebubblica Ceca, e dire che allora in quel match tifavo per la Germania. Da quel momento e su quella base sono riusciti a riordinare la mia mente sballottata come uno joghurt e tornare nei giorni successivi alla normalita´, o almeno credo e spero.
Nessun commento:
Posta un commento